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Il Nodo di Salomone è un simbolo rappresentato due anelli (per fare un paragone simili agli anelli di una catena) concatenati tra loro ortogonalmente (presente anche in diverse stilizzazioni a rafforza l’immagine di unione indistricabile). Simbolo che si fa risalire al periodo dell’imperatore Augusto (I^ sec. d.C.) che volle “riesumare” la tradizionale di culti molto più antichi (Cfr. Archeologia Viva n.71/1998, A. Sansoni) che dal II^ sec. d. C. dalla Britanna alla Siria, venne diffusamente rappresentato (ad esempio nei templi) con mosaici. Nei secoli successivi ebbe, se così si può dire, un’ampia diffusione in anche in molte altre culture compresa quella cristiana (lo si ritrova in molte Chiese) simboleggiando la “croce” e la Trinità. Concetto quest’ultimo presente anche nella cultura celtica anche prima dell’avvento del cristianesimo (simbolismi Celti sono riconducibili al Nodo di Salomone), rappresentando la “Trinità” le tre dimensioni umane.
In sintesi, il Nodo di Salomone sta a d indicare “l’unione tra terra e cielo”, un “legame sacro-divino” a simboleggiare l’unione tra l’Umo e la Divinità, un nodo indistricabile a cui si attribuisce “potere”. Un simbolo molto diffuso, ma “discreto” come scrive il Sansoni, quasi nascosto, che non salta subito agli occhi, rintracciabile in molte culture dell’era pagana, paleocristiana, ebraica e alla svastica orientale. Lo si ritrova anche nei templi Indù, in alcune espressioni delle tradizioni africane e in testi ermetici associato al “labirinto” inteso come percorso iniziatico che dovrebbe portare alla scoperta della duplice natura umana (anima e materia).
Dando per certo che l’origine del Nodo di Salomone sia da ricondurre all’epoca augustea (come scrive il Sansoni), credo che sia plausibile giustificarne l’introduzione con la volontà dell’Imperatore di rappresentarsi come l’anello di unione tra il Popolo e le Divinità.
Si è appreso che dal prossimo gennaio le bollette per la Luce e il Gas aumenteranno rispettivamente del 55% e del 41,8%, certamente una batosta per le utenze domestiche e le nostre industrie che rischiano di avere serie difficolta nel rimanere nel mercato (giusto per mettere l’accento sullo sviluppo economico del nostro Paese).
Questi aumenti sono legati all’aumento dei prezzi delle materie prime (metano, GPL, ecc.) e al lievitare del prezzo pagato dalle imprese per le emissioni di CO2, legato quest’ultimo alla certificazione ETS (Emission Trading System) istituita dall’Unione Europea (UE) nel 2005.
Andando con ordine, sintetizzo alcuni aspetti legati a questi due fattori : aumento delle materie prime e il prezzo pagato per le emissioni di CO2.
L’aumento delle materie prime in particolare il GAS è legato alla riduzione delle forniture all’UE da parte della Russia legata agli equilibri internazionali (politica estera) che credo veda il nostro Paese fare da semplice “spettatore” pur essendo a conoscenza delle conseguenze economiche a cui si andrà incontro. Perché la Russia ha ridotto le forniture provocando il forte aumento dei prezzi? La questione è legata alla costruzione del gasdotto denominato “Nord Stream 2” che dovrebbe essere gestita dalla Società Nord Stream 2 AG con sede in Svizzera e che dovrebbe collegare la Russia alla Germania attraverso il Mar Baltico bai passando così l’Ucraina. Sembrerebbe (il condizionale è d’obbligo) che lo stop della Germania alla costruzione di questo gasdotto, sia di natura burocratica perché, secondo i governanti tedeschi, l’attività della questa Società dovrebbe essere regolata dalle norme tedesche. Su tale questione credo che sia opportuno
La scrittura necessita di un supporto e sino a non molto tempo fa (qualche decennio) la scrittura su carta era l’unico sistema con cui conservare e trasmette la conoscenza. Oggi la carta è soppiantata da supporti elettronici (hard disc, ecc.), ma diversamente a quanto ci si potrebbe aspettare il consumo della carta è in costante aumento.
L’introduzione della carta ha sostituito la pergamena e il papiro molto costosi e di conseguenza disponibili in quantità limitata e destinati a pochi, anche se di fatto rappresentavano una evoluzione alle tavolette di argilla ad esempio utilizzate dai Babilonesi come supporto alla scrittura.
La pergamena era ricavata dalla pelle di ovini (per produrne una discreta quantità si dovevano macellare centinaia di animali), mentre il papiro si fabbricava da una pianta acquatica (Cyperus papyrus, chiamata comunemente papiro) che si trovava nel delta del Nilo e in alcune aree del Mediterraneo. La carata di papiro si ricavava dal fusto della pianta ridotto a strisce che venivano accostate. Si disponevano su due strati ad orditura incrociata utilizzando su un supporto bagnato e poi battute per amalgamarle e fatte essiccare. Come è facile capire, sia la produzione della pergamena che del papiro era un processo molto laborioso, lento e costoso che non permetteva una produzione in grande scala.
La carta fu inventata duemila anni fa dai cinesi utilizzando foglie di gelso e bambù con un processo di fabbricazione anch’esso abbastanza lento e laborioso. Il risultato era una carta di fattura grossolana. Gli Arabi nel IX^ secolo si impadronirono del segreto custodito dai cinesi e iniziarono anche loro a produrre la carta con tale sistema.
Ma la vera rivoluzione che permise la diffusione della carta avvenne in Occidente intorno all’anno 1000 utilizzando stracci di lino, costone, ecc. che venivano ridotti in piccoli pezzi versati in un tino a cui si aggiungeva dell’acqua e il tutto pressato per ottenere una poltiglia da cui si ricavano i fogli.
Ma l’innovazione che dette la svolta alla produzione della carta fu ad opera delle cartiere di Fabriano che riuscirono a produrre della carta impermeabile all’inchiostro e che permetteva di scriverci sopra agevolmente senza che l’inchiostro venisse assorbito dalla carta stessa molto porosa per sua natura. A tal proposito è da ricordare l’editto di Federico II che prima di questa invenzione, mise al bando l’utilizzo della carta proprio perché la scrittura non poteva essere “conservata” sulla carta.
Le cartiere di Fabriano divennero il centro Europeo per la produzione della carta che esportava in tutti i Paesi del continente, utilizzando un processo produttivo che si potrebbe definire di tipo industriale che utilizzava come forza motrice l’acqua per azionale martelli chiodati per sminuzzare gli stracci per poi pressarli con l’aggiunta di acqua in appositi contenitori e trasformarli in poltiglia. Poltiglia che veniva successivamente setacciata dal “mastro cartaio” per ottenere dei fogli di spessore omogeneo che venivano disposti su supporti in feltro e pressati nuovamente per espellere l’acqua e poi appesi per asciugare. A questo punto veniva introdotta la vera rivoluzione che permise l’utilizzo della carta per la scrittura: l’impermeabilizzazione del foglio con gelatina animale stesa con un piccolissimo spessore (calandratura) con un pesto in legno. La calandratura con gelatina animale oltre a permettere la scrittura conferisce alla carta una
La storiografia ufficiale attribuisce la fondazione dell’ordine dei Cavalieri Templari (1119) al francese Ugo di Payns, ordine nato per difendere il Santo Sepolcro a Gerusalemme (in origine Christi Militia).
Convinzione questa talmente radicata che trova forti resistenze, dei veri e propri miri, a far accettare l’altra tesi - che sembrerebbe comprovata da fonti ritenute attendibili - secondo la quale a fondare l’Ordine dei Cavalieri Templari sia stato un nobile italiano di origini meridionali (lucane) di nome Ugo del Paganis signore di Nocera e Farezza. Ugo Paganis visse a Nocera de Pagani (Campania), oggi Nocera Inferiore e superiore e poco distante vi è un altro paese Pagani. La traduzione in francese del nome latino Paganis divenne Payans (che è la traduzione francese di pagani). La cronaca di Filiberto Campanile L’Armi, ovvero insegne de’ Nobili ( Napoli 1610) afferma che l’Ordine dei Cavalieri Templari fu fondata da Ugo de Paganis nel 1117. Nel Compendio Historico di Marc'Antonio Guarini (1621), si legge che nella chiesa templare di San Giacomo a Ferrara vi è la tomba di Ugo Pagani, il quale, per quanto riferisce Guglielmo Arcivescovo di Tiro, diede principio insieme con altri all’Ordine dei Cavallieri Templari.” C’è poi la lettera (di cui non si ha l’originale) scritta dal Paganis allo zio mentre era a Gerusalemme nel 1103 con cui gli comunicava la morte del figlio. A tutto ciò è da tener presente le moltissime “tracce templari” ancora presenti nel territorio dove visse il Paganis.
Sentiamo e utilizziamo spesso termini come tecnica, tecnologia e innovazione molto spesso però non conoscendone a pieno il significato e ruolo nella società e quindi anche nelle professioni. Il loro significato deve invece essere ben chiaro ad esempio ad un ingegnere, come ad un architetto che per “mestiere manipolano la materia”. La “tecnica” si caratterizza in tre fasi: la preparazione della materia, un’azione principale sulla materia ovvero la sua trasformazione per raggiungere l’obiettivo (fase in cui la materia di origine perde la forma e anche le sue caratteristiche originarie) e in ultimo (terza fase) la finitura. In un processo qualsiasi, in mancanza di queste tre fasi non si può parlare di tecnica. Cosi ad esempio è errato parlare di “tecnica informatica”, perché l’informatica è la scienza della “rappresentazione“ e “dell’elaborazione dell’informazione”, cioè l’elaborazione dei dati di input attraverso una “macchina” meglio conosciuta come computer (elaboratore elettronico). È invece il computer il prodotto materiale derivante dalla “tecnica”. Definire come il prodotto di una “tecnica” il software (di fatto un algoritmo scritto con un apposito linguaggio decifrabile da un computer) che permette di elaborare i dati di input, é come dire che una formula matematica è il risultato di una tecnica. La tecnica o la tecnologia, oggi i due termini sono in pratica equivalenti (1), sono da un lato oggetto di ammirazione, ma nel contempo sono relegate in secondo piano rispetto al cosiddetto “sapere” come si diceva una volta “frutto dell’attività dello spirito”, come la filosofia, la matematica o più in generale la scienza e tempo addietro la religione. Un atteggiamento paradossale