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Il famoso film di Francesco Rosi del 1963 “Mani sulla Città” è incentrato sulla cosiddetta “speculazione edilizia selvaggia” messa in atto dall’amministrazione comunale di Napoli a giuda dell’allora sindaco Achille Lauro.
Questo film però ALTERA la VERITA’ dei FATTI, per questo motivo anche riconoscendogli i meriti artistici a mio avviso è definibile una “brutta pellicola” di cui c’è poco da vantarsi.
Innanzi tutto perché la responsabilità della speculazione edilizia una vera cementificazione selvaggia fatta in quegli anni (1961-’62) e di cui parla il film, NON fu opera dell’amministrazione comunale a giuda del Sindaco Achille Lauro, ma dei Commissari Straordinari nominati da Roma dopo la caduta dell’amministrazione del Sindaco Lauro provocata dal passaggio di molti consiglieri della maggioranza che appoggiavano il Sindaco alla DC che era all’opposizione (si racconta che nominati i Commissari Straordinari in una sola notte il Comune di Napoli rilasciò centinaia di licenze edilizie).
In secondo luogo, il Film di Rosi “assolve” la DC non attribuendogli la responsabilità della nomina dei Commissari Straordinari e non per ultimo attribuendo all’opposizione del PCI un ruolo di difensore dell’ambiente, quando in vece questo partito ebbe un ruolo marginale, che definirei irrilevante, rispetto alla tematica ambientale connessa con la “cementificazione selvaggia” della Città di Napoli.
Nello stesso periodo alcuni giornali coniarono il termine “rapallizzare” denunciando un’altra “cementificazione selvaggia” ad opera dell’amministrazione del Comune ligure di Rapallo (lo scrittore Italo Calvino scrisse su questo). Il Sindaco (DC) di Rapallo riuscì a far togliere dalla stampa questo termine e a mettere a tacere l’operato della sua amministrazione dando modo alla stampa e alla politica nazionale di iniziare un attacco a tutto campo contro il Sindaco di Napoli Achille Lauro.
Ma perché alla fine degli anni ’50 si cominciò ad attaccare Achille Lauro con l’obiettivo di eliminarlo dalla scena politica?
Achille Lauro era un armatore (costruì la sua flotta agli inizi degli anni ’30 con soluzioni anche innovative per quel periodo), amico di Mussolini, dopo la guerra aderì al Partito Monarchico e scese attivamente in politica ricoprendo la carica di Sindaco di Napoli e di deputato, era proprietario di alcuni giornali e della squadra di calcio Napoli e per un breve periodo fu anche produttore cinematografico.
Ebbe un consenso popolare che non ha avuto uguali nella storia di Napoli. Fu un accanito avversario della cosiddetta “Legge Truffa” che permetteva al partito di maggioranza (DC) di governare più “tranquillamente” e grazie anche al suo carisma e alla sua popolarità, nelle elezioni del 1953 portò il Partito Monarchico dal 2,5% circa delle precedenti elezioni, al 7,5% diventando l’ago della bilancia per la stabilità del Governo a guida DC che in quelle elezioni perse la maggioranza assoluta.
Fin quando il suo ruolo politico rimase circoscritto alla Città di Napoli non ebbe particolari problemi con Roma anche se fu in qualche modo isolato, ma quando alla fine degli anni ’50 sull’onda della sua popolarità crescente decise di scendere in capo per le regioni del meridione con l’obbiettivo di valorizzarle e renderle più protagoniste nello scenario politico nazionale, ottenendo con il Partito Monarchico un successo di rilievo in Sardegna, cominciò ad essere attaccato e il suo Comune fu attenzionato da Roma con l’invio di Commissari per indagare su suoi eventuali illeciti. La svolta si ebbe quando nel 1958 Fanfani (DC) decise di guardare a sinistra abbandonando la destra. Da questo momento iniziò il declino politico di Achille Lauro.
In questo contesto, sommariamente descritto, si colloca la pellicola di Francesco Rosi regista molto vicino al Partito Socialista.
I DCPM sono decreti della Presidenza del Consiglio dei Ministri che sono configurabili come atti amministrativi e per loro natura, non essendo oggetto di approvazione parlamentare, sono di fatto norme di valenza secondaria. La Costituzione (art. 76 e 77) prevede in via del tutto eccezionale e per una validità del provvedimento limitata, l’utilizzo dei DPCM in presenza di particolari condizioni di eccezionale gravità come per il caso della pandemia da COVID-19. Ma i DPCM hanno carattere provvisorio e l’utilizzo fatto dal Governo è stato eccessivo. Per sua natura il DPCM è una norma troppo debole per limitare diritti inviolabili costituzionalmente garantiti come la libertà personale, il diritto di associazione, e di riunione, di circolazione, ecc. (art. 13, 17, 18, 19) e NON è quindi comprensibile perché NON si è fatto ricorso al Decreto Legge che deve esse convertito in Legge entro 60 giorni dal Parlamento, l’unico legittimato a varare norme che possono condizionale, nei limiti di costituzionalità, la vita sociale di una nazione. L’uso massiccio, improvvisato, e inopportuno fatto dal Governo dei DPCM, oltre ad avere ripercussioni politiche avendo di fatto esautorato il Parlamento dalle sue funzioni, vanno ad interferire un modo pesante troppo pesante, sulle libertà personali costituzionalmente inviolabili. Il fatto che ritengo stupefacente è che TACITAMENTE tutto questo si è e si sta consumando con il SILENZIO, a mio avviso, inspiegabile, di GIURISTI, ISTITUZIONI e Corte Costituzionale … e fa sorridere il silenzio di “pesci varia natura”, o di chi in questi anni è sceso in piazza tenendo in mano la costituzione come se fosse la “Sacra Bibbia” a dimostrazione che il loro attaccamento alla costituzione è meramente strumentale a fini politici di parte e non certo nell’interesse del Paese.
Credo che finita questa “quarantena” dovuta al Coronavirus, il problema sarà trovare le risorse finanziarie per garantire i servizi, sviluppo, stipendi, pensioni, ecc. .
L’Italia ha già un debito pubblico enorme pari a circa 2.400 miliardi di Euro al febbraio 2020, debito sempre in crescita negli anni malgrado i moti sacrifici imposti ai Cittadini (Legge Fornero, ecc.), basta ricordare che il rapporto PIL/ debito pubblico è salito dal 101,9% del 2005 al 138.8% nel 2019.
Anche se attualmente vi è disponibilità dell’Europa a superare i vincoli imposti per contenere il valore del rapporto PIL/Debito Pubblico è da mettere in conto che terminato questo periodo particolare, le stime ci dicono che il debito pubblico italiano salirà del 160%-170% con un calo del PIL del 10% (stima Confindustria). Per cui è da chiedersi: l’Italia come pagherà o meglio come garantirà i sui debiti? Come farà a rientrare all’interno di prestabiliti valori del rapporto PIL/ debito pubblico avendo come moneta l’Euro? Dove prenderà le risorse economiche per garantire i servizi e lo sviluppo del Paese? Chi ad oggi ci ha detto come si farà?
Questo credo è il nodo politico principale che segnerà il destino del nostro Paese. E’ una pia illusione immaginare interventi del tipo “Piano Marshall” (piano di aiuti stanziati dagli USA nel dopoguerra per la ricostruzione dell’Europa), perché finita questa pandemia, quale Paese o Istituzione mondiale o europea sarà in grado di sostenere economicamente interventi su grande scala che interesserebbero i molti Paesi in difficoltà?
Dal 2012 alcuni virologi avevano previsto quanto poteva accadere e poi puntualmente è accaduto studiando i pipistrelli nelle caverne cinesi (RAI Reporter del 30/3/2020). Avevano temuto che virus capaci di adattarsi dall’animale all’uomo potevano rappresentare il BIG ONE del futuro, virus che a differenza dell’Ebola più diffondersi rapidamente perché chi ne è infettato non ha sintomi per un lungo periodo.
I nostri “POLITICI” e “DIRIGENRTI sanitari” conoscevano questi rischi, ma hanno tagliato fondi alla sanità NON hanno predisposto alcun piano preventivo per una pandemia e tantomeno si sono preoccupati di formare personale per affrontarla. Questo ha messo in crisi quella che in molti chiamano la “prima linea”, medici e infermieri, esponendoli al contagio. Il risultato è stato che i più deboli soccombono o rischiano di soccombere.
Quando ascolto in televisione il Governo e i politici fare da “nostri padri protettori”, chiudo la TV . NON voglio passare da IDIOTA quando ci INVITANO ad aiutare ECONOMICAMENTE la Protezione Civile dopo che questi signori hanno TAGLIATO i fondi alla Sanità. Ci vuole "pelo nello stomaco" per digerire tanta ipocrisia!!!
In Italia il legislatore (Governo Monti) anticipò il termine ultimo per la convertibilità della Lira in Euro dal 28 febbraio 2012 al 6 dicembre 2011 con il D.L. 201/2011 con decorrenza IMMEDIATA.
La Corte Costituzionale nel 2015 ha dichiarò la norma incostituzionale ripristinando la scadenza originaria. Scaduto il temine ultimo per la convertibilità della Lira in Euro, la Banca d’Italia versò al “Bilancio dello Stato” il controvalore delle banconote in circolazione pari a circa 1,2 miliardi di Euro. Era il periodo in cui fu varata la riforma Fornero (6 dicembre 2011) e in quell’occasione Anna Finocchiaro (Presidente del gruppo del PD al Senato) dichiarò: “Questa è una manovra che consente di far andare l'Italia a testa alta in Europa, perché dimostra quanto interesse, rigore e lealtà l'Italia stia mettendo per raggiungere obiettivi indispensabili per aiutare se stessa e l'Europa a superare la crisi"!
Ma se l’Italia, come altri Paesi europei, NON permette più la convertibilità della Lira in Euro (dal 28 febbraio 2012), altri nove Paesi, tra cui la GERMANIA hanno mantenuto la convertibilità della loro moneta SENZA alcuna SCADENZA (Austria, Paesi Baltici, Lussemburgo, Slovenia, Slovacchia e Irlanda)!
Il MARCO tedesco è quindi convertibile e viene ancora utilizzato in Germania. Si stima che i Marchi in circolazione siano 13 MILIADI per un controvalore in Euro pari a 6,5 MILIARDI.