Chiude negli USA (Indiana) l’ultima fabbrica di CD che ufficialmente furono immessi nel mercato nel 1990 e nel 1993 i DVD.  I CD – ROM (nome commerciale del prodotto), come i DVD non riescono più a reggere la concorrenza della “musica digitale” e fatto singolare dei “vecchi” dischi in vinile oggi ritornati in auge. Inoltre il CD come mezzo per memorizzare dati, è stato già da tempo via, via soppiantato dai più pratici, meno ingombranti e con maggiore capacità di memoria dalle “penne USB” .

Ma riferendomi ai mercato musicale , i CD-ROM sin dall’inizio hanno sofferto, se così si può dire, la loro mancata piena accettazione da parte dei consumatori per due ordini di motivi: primo fra tutti il fatto che al supporto materiale del disco, ovvero CD-ROM + custodia, non è mai stato attribuito quel valore intrinseco che invece è da sempre riconosciuto al disco in vinile corredato della relativa copertina che ha avuto anche una carattere artistico o nella grafica o nelle immagini; di conseguenza il consumatore percepiva il prezzo pagato per il CD musicale originale come eccessivo rispetto al bene materiale realmente acquistato. In secondo luogo, la facile duplicazione del CD-ROM con un altro acquistabile a bassissimo costo. Duplicazione che è e  poteva essere fatta  con un masterizzatore, senza che la qualità della registrazione ne risentisse e aspetto non secondario, il CD copiato si ascolta utilizzando gli stessi apparecchi di riproduzione del CD-ROM originale. Anche questi ultimi fattori hanno contribuito a far percepire il prezzo del CD-ROM originale  come iniquo/spropositato.

La sopravvivenza del mercato del vinile, oggi in vigorosa espansione dopo un forte declino nei primi anni successivi all’introduzione dei CD-ROM, è dovuta oltre alle motivazioni di cui si è detto, anche per il fatto che la sua duplicazione (un tempo su nastro magnetico, le famose “cassette”, poi su CD, ecc.) comporta l’utilizzo di apparecchi riproduzione di questi supporti registrati,  diversi da quelli per l’ascolto del vinile stesso.