Appunti sul’urbanistica e gli errori da non ripetere

Si percepisce un certo disagio e una diffusa sensazione di sgradevolezza visitando o peggio abitando in queii quartieri di nuova costruzione frutto di una  programmazione del territorio che eredita dal passato quelle modalità e presupposti che ritengo sia necessario rimettere in discussione.

Le lottizzazioni o nuovi quartieri che dir si voglia, sono oramai oramai nella sostanzai  veri e propri dormitori dove la vita sociale, quella per inenderci che rendeva vivibile a misura d’uomo il costruito, è oramai purtroppo solo un ricordo romatico. Questo stato di fatto è la diretta conseguenza di scelte della gestione del territorio opinabili e non funzionali. L’aver favorito ad esempio il proliferare di centri commerciali ha reso quasi impossibile la sopravvivenza dei piccoli negozi che rendevano socialmnete vivii i quartieri perchè proliferavano e si mantenevo quei rapporti sociali che caratterizzavano la vita quotidianai. Credo che l'errore commesso sia stato quello di credere che fissare standard urbanistici e regolamenti edilizi basati su vincoli stringeti fatti di numeri e prescrizioni frutto di modelli astratti di programmazione, potessero in qualche modo migliorare la qualità del nuovo costruito. I Regolamnetei Edilizi, i Piani Regolatori, ecc., a diferenza di quanto si è creduto e ancora si crede, non garantiscono la qualità deòl costruito: la cubatura edificabile, la predefinizione di tipi edilizi, di vincoli archiettonici di varia natura, le modalità costruttive che vanno addirittura a predefinire puntigliosamente il tipo di finiture, ecc., hanno difatto portato alla relaizzazione di quartieri avulsi da quella che definirei "la qualità siciale del tessuto urbano". I risultati sono sotto gli occhi di tutti. Come mai i nostri centri storici sono ancora considerati gradevoli ? Centri fatti di tipi edilizi variegati per  forme, finiture, caratterizzati da una maracata differenziazione eda un’alta densità del costritito. Non credo si possa ancora pensare di imporrre modelli abitativi e urbanistici calati dall’alto sulla base di presupposti spesso ideologici dimostratasi fallimnetati le Vele di Napoli, il serpentone di Corviale a Roma sono un esempio emblematico, direi dei "monumenti alla stupidità ideoilogica" da conservare come monito per il futuro.. Credo che sia necessario un ripensamento e cominciare ad immaginare interventi sul teritorio  non più avulsi dal contesto locale e da ciò che la Gente vuole, anche se queste potrebbero rultanre strudenti con  quello che si crede essere la tendenza o se vogliamo l'evoluzione (presunta) delle discipline del settore.