Uno dei monumenti simbolo di Parigi. La cattedrale gotica di Notre Dame durante la rivoluzione francese fu oggetto di devastazioni e saccheggi e nei decenni successivi rimase un rudere abbandonato al punto che si pensò anche di abbatterla. Nella metà dell’ottocento in Francia si aprì una polemica tra classicisti dell’Accademia de Beaux Art e goticisti che produsse molti documenti che rappresentarono per i decenni successivi un riferimento per le “dispute teoriche” (1846-’47). Uno degli architetti in vista del periodo fu Viollet-leDuc sostenitore della valenza nazionale del gotico (era il periodo in cui si “scoprirono”, se così si può dire gli “stili architettonici”). Ma Viollet-le Duc fu famoso anche per i molti interventi di restauro sulle cattedrali gotiche francesi e non solo quelle parigine. Interventi invasivi che rimaneggiarono ampiamente gli edifici alla ricerca dello stile gotico completo (restauro stilistico) anche se questo non era posseduto in origine dall’edificio, con demolizioni e rifacimenti. Anche la cattedrale di Notre Dame fu oggetto di ampi rifacimenti da parte di Viollet –le-Duc da lui restaurata o manomessa dipende dai punti di vista tra il 1845 e il 1864. Fu lui ad inserire la famosa lanterna nell’incrocio tra i transetti e la navata centrale, realizzandola in ghisa con alla base i dodici apostoli, oggi purtroppo crollata per l’incendio. Il problema oggi è come intervenire: copiando il passato (rifacimento o falso)? O invece reinterpretando con un linguaggio attuale cercando di conferire al monumento un valore aggiunto?