Nell’universo il processo naturale (spontaneo) di qualunque stato (condizione) della materia è quello di passare via, via ad una condizione con più alta entropia, si può anche dire passare da un sistema più ordinato ad uno più disordinato. Così, ad esempio, tutta la materia nel tempo si “degraderà” sino a diventare semplice luce. Questa regola vale per tutto. Ecco perché ad esempio qualunque manufatto dell’uomo con tempo si degrada, perché nella costruzione del manufatto l’uomo altera lo stato della materia abbassandone l’entropia utilizzando energia (animale, fossile, ecc.).
Sperando di essere stato chiaro, nell’universo e quindi in natura tutti i processi seguono inevitabilmente tale regola, ma il problema che pongo è questo:
- il processo naturale che ha portato alla comparsa della vita sembrerebbe contraddire tale regola? La materia passa – in estrema sintesi - da una condizione con più alta entropia (più disordinata) ad una con più bassa entropia (più ordinata): l’essere vivente ha una entropia molto più bassa della materia “inerte”.
- Gli esseri viventi si riproducono trasmettendo il proprio patrimonio genetico ai discendenti. Questo processo ripetuto un numero considerevole di volte, per il secondo principio della termodinamica, ad ogni passaggio dovrebbe “perdere qualcosa”, fatta eccezione per i casi in cui “accidentalmente” la trasmissione del patrimonio genetico per qualsivoglia motivo non avviene correttamente. Volendo fare un esempio, una pianta in un vaso non si piò pensare che raccogliendo tutte le foglie e i rami caduti o che si sono seccatii, rimettendoli nella terra del vaso la pianta abbia lo stesso nutrimento che può estrarre dalla terra che aveva inizialmente è invece indispensabile aggiungere di tanto in tanto del concime o cambiare la terra del vaso con una nuova non sfruttata, perché la pianta nel mantenersi in vita e nel riprodursi "dissipa energia" che non può essere tutta recuperata dai suoi cascami. Ritornado alla riproduzione degli esseri viventi, questo potrebbe significare che nel tempo si perde la parte che più “pesa” nel definire l’entropia di ciascun individuo e potrebbe invece avvantaggiare quella parte che non lo è o lo è molto di meno? Ad esempio, la riduzione della massa corporea; oggi in natura salvo rare eccezioni come le balene, non esisto animali di grandi dimensioni come i dinosauri. Poterebbe essere in alcuni casi (come l’uomo) associato allo sviluppo dell’intelletto (intelligenza) considerando il fatto che la massa celebrale ha un peso (massa) decisamente inferiore, se non trascurabile rispetto alla massa corporea nella sua totalità?
... forse sbaglio qualcosa?