Il mancato sfruttamento delle risorse energetiche italiane sono da ricondurre ad errori macroscopici di valutazione da debitare a presunti ambientalisti che ben poco conoscono l’argomento, pur ritenendosi difensori dell’ambientante.
Parliamo ad esempio del metano e del gas che l’Italia potrebbe estrarre dal fondo dei propri mari invece di acquistarlo da terzi, riserva energetica stimata complessivamente in circa 150 miliardi di metri cubi (cfr. rivista Affari Italiani 17.12.2021)?
L’estrazione di questi gas è stata ostacolata dagli ambientalisti che ne hanno fatto il proprio “cavallo di battaglia”, ma parlando proprio di salvaguardia dell’ambiente andiamo al nocciolo della questione.
Alcune Associazioni ambientaliste si sono animatamente batture da anni contro le trivellazioni (ad esempio nell’Adriatico, promuovendo anche un referendum popolare a tale scopo) con la scusante, oltre a quella politica per ostacolare le multinazionali, di incentivare così le fonti energetiche alternative.
Le fonti energetiche alternative come “Il Sole” e “il Vento” sono utili e necessarie per contenere l’utilizzo dell’energia prodotta da combustibili fossili, ma da sole non sono sufficienti a soddisfare il fabbisogno energetico di una nazione industrializzata come l’Italia che è pari a circa 310 Twh (ovvero 310.000 miliardi di wh).
Precisato questo e parlando in generale del nostro Pianetta, nel sottosuolo ci sono grandi riserve di metano e se l’obiettivo è ridurre l’inquinamento dell’atmosfera, lasciare il metato inutilizzato nei giacimenti non va di certo a vantaggio dell’ambiente
Per il secondo principio della termodinamica, il gas contenuto nelle viscere della terra tende inevitabilmente a fuoriuscire, inquinando così l’atmosfera perché il metano è un gas serra trai più pericolosi e nocivi. È quindi più utile utilizzarlo bruciandolo. La combustione del metano in presenza di ossigeno dà luogo ad una semplice reazione chimica: una molecola di metano (CH4) combinata con due molecole di ossigeno (2 O2) produce acqua e anidrite carbonica nella proporzione rispettabilmente di 2 a 1 (due molecole di acqua e una di anidrite carbonica).
È quindi facile comprendere l’utilità economica e ambientale di estrarlo e utilizzarlo.
Trovo assurdo continuare ad assistere oramai da anni a queste contraddizioni che in Italia in particolare hanno e stanno solamente provocando danni. Spero solamente che ai paraocchi ideologici si faccia invece ricorso alla competenza e al buon senso.