Certe strumentalizzazioni ideologico-politiche non fanno i conti con i numeri.
Alcuni “cavalli di battaglia “, di quella che definirei strumentalizzazione ideologico-politica, riguardano due tematiche: l’eutanasia (o morte dolce) e l’aborto volontario. Ambedue attinenti alla libertà della persona di fare scelte che riguardano il “destino” diciamo così, del proprio corpo, libertà che ritengo inviolabile, ma che necessariamente coinvolge anche terzi che si assumono (per loro scelta) la “responsabilità etico morale” di assecondarle e in questi termini non credo che possa esserci nulla da obiettare.
Fatta questa premessa, la “ricercata” risonanza mediatica su questi temi particolari non è però giustificabile, numericamente parlando, con i malati affetti da patologie gravi.
Infatti, i richiedenti in attesa di eutanasia in Italia sono circa 760 a fronte di circa 4000 affetti da disabilità gravissima, numeri che non sono certo confrontabili con i circa 3.100.000 disabili gravi, con i 230.000 morti/anno per patologie legate a problemi cardio circolatori, ai 180.000 morti/anno per tumori e ai 50.000 morti/anno per problemi respiratori, patologie queste che in Italia sono le principali cause di mortalità. In ultimo, gli aborti volontari rappresentano circa il 6/1000 delle donne con età compresa tra i 18 e i 49 anni (circa 76.000 aborti volontari nel 2020) percentuale in costante diminuzione negli ultimi anni (dati Istat e del Servizio Sanitario Nazionale).
Detto questo, mi domando : chi pretende di fare politica anziché cercare visibilità mediatica su problematiche o temi particolari ritenendoli di primaria importanza anche sulla base di un presunto “eticamente corretto” che non può essere messo in discussione, perché non si occupa con lo stesso impegno di quei problemi legati alle patologie che sono numericamente molto più rilevanti, trovando soluzioni concrete per migliorare l’assistenza e il servizio sanitario ai malati e alle loro famiglie anche per cercare di garantire loro una migliore qualità della vita?