Finita la Prima Guerra Mondiale, la crisi economica che ne seguì, l’emigrazione di molti italiani all’estero per cercare lavoro furono le cause principali del calo demografico che si registrò nell’immediato dopo guerra. A queste cause è da aggiungere l’incidenza della mortalità infantile che in Italia sfiorava il 15% delle nascite solo per la primissima età da 0 ad un anno (Cfr. A.M. Gatti, La mortalità infantile tra ottocento e novecento. La Sardegna nel panorama italiano, C.so di aggiornamento Gruppo di Studio di Storia della Pediatria, 2000).
Per far fronte a questa emergenza, che è anche quella che da alcuni anni si sta registrando in Italia, il Governo guidato da Mussolini con la Legge 2277 del 1925 istituì l’Opera Nazionale Maternità e Infanzia (O.N.M.I.) che aveva principalmente lo scopo; di ridurre la mortalità infantile; la diffusione delle modalità scientifiche di igiene prenatale e infantile; ridurre il fenomeno dell’abbandono infantile; “provvedere alla protezione ed assistenza delle gestanti e delle madri bisognose o abbandonate, dei bambini, lattanti e divezzi fino al quinto anno di età, appartenenti a famiglie bisognose che non possono prestar loro tutte le necessarie cure per un razionale allevamento, dei fanciulli fisicamente o psichicamente anormali e dei minori materialmente o moralmente abbandonati”. Di conseguenza si istituirono ambulatori per curare e assistere le madri bisognose con particolare riguardo alla sifilide e la tubercolosi (istituzione di Consorzi provinciali per combattere la tubercolosi infantile e le Colonie estive di profilassi). All’epoca la sifilide e la tubercolosi erano malattie diffuse e difficilmente curabili. Per l’assistenza alle madri, in ogni Comune furono attivati ambulatori ostetrici e consultori e furono istituiti asili nido sino al terzo anno di
età, in vicinanza di fabbriche e dove possibile all’interno delle fabbriche stesse dove erano previsti anche ambienti per l’allattamento. Realizzare asili nido in prossimità o nelle fabbriche è una iniziativa ritenuta “attuale e auspicabile” e tutt’oggi adottata in molti Paesi ritenuti “evoluti” per favorire le nascite riducendo al minimo i disagi per le madri lavoratrici.
Con l’istituzione dell’ordinamento Regionale (1970) e la riforma del Sistema Sanitario Nazionale (Istituzione delle USL) il 31.12.1975 l’O.N.M.I. fu soppresso.
Come accennato in precedenza, è oggi attualissimo in Italia il problema della diminuzione delle nascite in gran parte dovuto al venir meno di servizi adeguati alle madri che lavorano e più in generale alle famiglie che in molti casi la nascita di un figlio le pone in seria difficoltà economica. La “disattenzione” dello Stato verso le necessità e i bisogni delle famiglie tradizionalmente intese, non può che far drammaticamente acuire questo problema che a lungo andare potrebbe seriamente mettere in crisi il nostro stesso tessuto sociale.