Negli ultimi anni in Italia, anche e non solo, sull’onda di una ideologica e unidirezionale presunta “integrazione” rispettoso solamente dell’altrui “cultura”, ci stiamo spogliando letteralmente della nostra identità.

Un POPOLO che rifiuta e abbandona, per NON dire SVENDE le proprie TRADIZIONI, NON è più un POPOLO, o meglio NON può più esser identificato come tale.

A dire il vero dal dopoguerra in poi abbiamo assistito ad una sempre più crescente esterofilia degli italiani che li ha portati a vedere sempre e comunque tutto quello che viene dall’estero migliore di quello che abbiamo. Oggi però questa esterofilia si è mutata nell’abbandono, per non dire in una sorta di vergogna, della nostra identità culturale. Questo processo ha trovato terreno fertile, perché di fatto, ed è INUTILE negarlo, noi italiani NON siamo mai stati UN vero POPOLO con una identità comune, ma semplicemente abitanti della penisola italiana. Ben poco infatti unisce, come storia, cultura e tradizioni, gli abitanti di questa penisola, basta domandarsi cosa possa legare, ad esempio, il valdostano, o il piemontese con il siciliano, o anche il marchigiano, oppure il laziale, o il campano con il veneti o i trentini? NULLA, se non ben poco !!  

L’unica cosa che accumuna gli abitanti della penisola italica, dopo la cosiddetta Unità d’Italia, di fatto una occupazione militare del Piemonte, sotto l’egida della massoneria inglese, è stata la lingua.

L’italiano a dire il vero dal XIII^ secolo ha costituito piano, piano l’unico legame tra i differenti popoli della Penisola, in un  primo momento nell’ambito “colto”, come quello letterario (il “volgare” inteso come lingua parlata dal popolo, ovvero l’italiano, che sostituisce il latino anche negli scritti) e dopo il primo conflitto mondiale  piano, piano si è imposto come lingua comune soppiantando i dialetti. Uno dei grossi problemi dell’esercito italiano (in verità piemontese) della Prima Guerra Mondiale era la difficoltà di comunicazione, ovvero di comprensione, tra i soldati e ufficiali provenienti dalle differenti zone della Penisola che parlavano solamente il dialetto delle loro regioni di origine.

La lingua italiana, dal Rinascimento sino all’800, era la “lingua colta” per eccellenza, una lingua ricchissima di vocaboli che permette di articolare ed esprimere al meglio il senso del “pensiero” come nessun altra lingua. Non a caso, ad esempio,  nella musica classica l’italiano la fa da padrone (adante, sonetto, ecc.), come per il libretti della lirica..

Ma in particolare dagli ani ’60 con il diffondersi anche della musica Rock l’inglese si è fatto, sempre più prepotentemente strada,  al punto che oggi sentiamo la necessità, per far sfoggio di una “pseudo cultura” di infarcire con sempre più vocaboli inglesi il nostro parlare e i nostri scritti, sostituendo sempre più i vocaboli italiani, e questo avviene purtroppo anche nei testi delle stesse nostre Leggi.

Un modo di fare a dir poco STUPIDO e IGNORANTE per sentirsi in sintonia con i tempi, perché da qui a poco “sterilizzeremo” la nostra lingua trasformandola in LINGUIA MORTA, impedendogli di evolvere e tagliando così forse l’unico legame che ci identifica come Popolo (dl Nord la Sud della Penisola).

Ma c’è di più, in moltissimi ignorano, o meglio chi di dovere NON fa sapere, che la QUARTA lingua più studiata al MONDO è proprio l’ITALIANO e le Istituzioni, o Enti preposti, NON fanno fronte alla grandissima richiesta di insegnamento della nostra lingua (apprezzatissima all’estero) che proviene dai Paesi esteri. … Per contro cosa si sta tentando di fare? … Si sta cercando di  imporre addirittura  l’inglese come lingua di insegnamento nelle nostre Università !!